5. In Kazakistan

Sul Delta dell'Ural
Il Kazakistan è solo ad una trentina di km ma per arrivarci bisogna attraversare degli insidiosi ponti galleggianti sui canali del delta. Sbagliamo strada un paio di volte poi finalmente arriviamo in frontiera.
Usciamo dalla Russia in brevissimo tempo e giungiamo alla dogana kazaka  dopo qualche chilometro di “terra di nessuno”. Fortunatamente anche qui le procedure d’ingresso sono piuttosto veloci e forse come ricompensa per il trattamento riservatoci, il capo delle guardie pretende di fare un giro sulla moto di Valerio. Lui lo accontenta però una brusca accelerata spaventa il Kapò che lo invita a rallentare ed a ritornare al punto di partenza. Avrà qualcosa di interessante da raccontare ai suoi amici. 


Uno dei tanti Laghi Salati
300 chilometri di strada malandata piena di buche ci separano da Atyrau. Continua a fare molto caldo e non avendo portato integratori ad ogni sosta mi scolo un litro di Fanta gelata nella speranza che contenga un poco di sali e zuccheri.
In questo tratto di strada non c’è nulla.  Ogni tanto incontriamo qualche misero villaggio di poche casupole di fango senza acqua e servizi igienici.



In compenso incrociamo numerosi cammelli (quelli veri con due gobbe) e qualche capra. Anche la benzina è merce rara, da oggi in poi fino al Kirghizistan non troveremo più stazioni di servizio così come siamo abituati a vederle in Europa. In Kazakistan e in Uzbekistan le stazioni di rifornimento sono solitamente costituite da una o due vetuste pompe affiancate da un gabbiotto blindato con all'interno l’addetto, generalmente una donna, che riceve i soldi attraverso un cassetto e che comunica tramite un altoparlante esterno. Di fare il pieno e di pagare con carta di credito non se ne parla assolutamente.

Giunti in albergo Roberto porta alla reception un po’ di biancheria da lavare scoprendo che il servizio è gratuito. Nel giro di pochi minuti la voce si sparge e la reception è letteralmente invasa da sacchetti stracolmi di indumenti sporchi che ci verranno riconsegnati perfettamente lavati e stirati la mattina seguente. Ne avevamo proprio bisogno.
L’hotel è frequentato da persone di tutte le nazionalità, dipendenti delle grandi compagnie petrolifere che hanno in quest’area numerosi pozzi di petrolio.
Dopo cena qualcuno lancia la proposta di andare in un pub a bere qualcosa ma io non ho proprio voglia di ributtarmi in quel calderone rovente pertanto rimango con un paio di altri a bere della buona birra kazaka ed a chiacchierare amichevolmente.
Ad un certo punto della serata il bar si riempie di ragazze comparse dal nulla che rapidamente stringono “amicizia” con i numerosi occidentali presenti. Siccome noi non siamo intenzionati a partecipare alla festa ce ne andiamo a dormire. Chissà cosa avranno pensato le ragazze del maschio latino!